Ci ha lasciato il dott. Stefano Cavazza
Carissimi amici della Siamoc,
con enorme dolore abbiamo saputo dell'improvvisa scomparsa del nostro collega e amico Stefano Cavazza.
28 Giugno 2019
È quasi impossibile in un momento come questo esprimere i nostri sentimenti con le parole e il nostro pensiero va in primo luogo alla sua famiglia e a tutti i suoi cari.
Stefano è stato un punto di riferimento per la fisiatria italiana e attualmente dirigeva l'Unità Operativa di Medicina Riabilitativa dell'Ospedale di Modena.
È stato un grande appassionato e profondo conoscitore dell'analisi strumentale del movimento e fin dagli inizi della SIAMOC si è molto impegnato per la crescita della società, di cui è stato Presidente nel biennio scorso e attualmente ricopriva la carica di Past President.
Lo abbiamo incontrato l'ultima volta pochi giorni fa ad un Consiglio Direttivo della SIAMOC, dove ha portato, come sempre, oltre al suo prezioso contributo professionale, la sua energia vitale e il suo sorriso.
Questo è ciò che più ci mancherà di Stefano e che ricorderemo sempre.
Chiunque avesse piacere di condividere un ricordo di Stefano può inviarlo alla mail segretario@siamoc.it. Il pensiero inviato verrà reso pubblico in questa stessa pagina.
Maurizio Ferrarin e il Consiglio Direttivo della SIAMOC
Il messaggio del dott. Mario Manca
Cari amici della Siamoc,
la mattina del 28 giugno è giunta notizia, inizialmente con increduli messaggi seguiti da punti di sospensione e poi con la conferma, nelle telefonate che si rincorrevano tra amici e colleghi, della morte del Dott. Stefano Cavazza.
La perdita di Stefano non è ovviamente un evento annunciato, come già in altre occasioni abbiamo letto e ricordato su queste pagine del sito per altri colleghi che ci hanno lasciato. L’assurdità e la violenza dell’evento, il lungo cammino professionale svolto fianco a fianco per tanti anni, rendono estremamente difficile il compito che mi è stato affidato per ricordarlo nella nostra società scientifica e non potrà non risentire dello sconvolgimento emotivo di questi momenti.
Parlare di Stefano mi riporta al maggio 1987 quando, il mio primo giorno di lavoro presso la Medicina Riabilitativa dell’Ospedale S. Giorgio di Ferrara, lo incontrai nel suo iniziale ruolo di obiettore di coscienza. Da allora è stato un lavoro gomito-a-gomito proseguito, con poche interruzioni, per 24 anni all’interno del nostro laboratorio di analisi del movimento e sostenuto dal comune interesse inizialmente per la neurofisiologia clinica e poi sempre più per le sue applicazioni nell’analisi del movimento in medicina riabilitativa.
Fondamentali per il nostro laboratorio le sue esperienze negli anni ’90, presso l’Emory Clinic di Atlanta, il Moss Rehabilitation di Philadelphia, lo Spaulding di Boston ed il Roessingh Centre di Enschede, che ci hanno consentito di introdurre in laboratorio le tecniche dei blocchi nervosi diagnostici e terapeutici e l’applicazione clinica della gait analysis, e come non ricordare le prime registrazioni elettromiografiche via cavo con prototipi sviluppati in quegli anni nell’ambito del progetto CAMARC-II. Il seguito è stata una continua rincorsa alle idee innovative che con velocità impressionante Stefano usava proporre: lo sviluppo dello studio dell’arto superiore, l’applicazione dell’emg alla robotica, le scale di valutazione, suo chiodo fisso, l’introduzione della emg dinamica nel decision making per la chirurgia funzionale e la collaborazione con la chirurgia della mano di Modena.
Nel 2010 ha voluto e con il sostegno del direttore Prof Basaglia ha organizzato, l’XI congresso nazionale Siamoc a Ferrara; la Siamoc di cui amava ricordare il ruolo di socio fondatore in una storica riunione a Firenze negli anni ’90 e sempre della Siamoc è stato Presidente dal 2015 al 2017.
Tanti anni, tanti progetti, confronti, riflessioni, discussioni vivaci con Stefano che riportava sempre l’ultimo interessante articolo della letteratura in uno spettro di interessi e curiosità che spaziavano dalla corteccia all’unità motoria, dall’ortesi alla robotica, dal goniometro all’accelerometro, dalla terapia fisica alla chirurgia.
Nel 2011 Stefano ha lasciato Ferrara per raggiungere Modena come direttore dell’Unità di Medicina Riabilitativa di quella città, si interrompeva, almeno formalmente, quel binomio che talvolta aveva generato anche confusione tra gli astanti. Ricordo oggi quella conversazione nel mio studio in cui ci salutammo prima della conclusione ufficiale dell’attività presso il laboratorio di Ferrara.
Altri impegni, altre responsabilità lo attendevano ma, non me ne vogliano i colleghi modenesi, una parte di lui restava nel laboratorio di Ferrara e lo vedevamo tutte le volte che ritornava per incontri e per proseguire progetti comuni.
Caro Stefano, questo tuo modo di andare via, oggi, ci lascia senza parole e induce riflessioni personali che vanno ben al di là di quanto dovrebbe competere ad una società scientifica; le telefonate di tanti colleghi comuni che in queste ore mi raggiungono sono il segno di una relazione che, all’interno di questo nostro mondo di lavoro e di questa nostra piccola società scientifica, va oltre l’aspetto puramente lavorativo e culturale ed ha anche contenuti fortemente amicali ai quali tu stesso hai contribuito. Ci mancheranno l’entusiasmo, la curiosità e l’interesse che non poneva limiti al tempo dedicato alle nostre piccole scoperte, la tua attenzione ad ogni problematica che coinvolgeva la nostra disciplina, la tua onestà intellettuale, la tua ricerca a trovare comunque una risposta adeguata per i nostri pazienti. Di tutto ciò conserveremo certamente il ricordo.
Un sincero abbraccio fraterno a tua moglie Maria Teresa ed ai tuoi figli Martino e Michele.
Mario Manca